Discorso Autorità del 2 Dicembre 2017

Celebrazione d’ingresso
nella Chiesa di Lecce

Discorso di Mons. Michele Seccia

Arcivescovo di Lecce

 

Lecce, Palazzo Carafa
Sabato 2 dicembre 2017
Incontro con le Autorità

 

Carissimo Sindaco,

Carissimo Presidente della Provincia,

Carissimi Sindaci,

 

sono cittadino leccese avendo cambiato, come mia abitudine, (è il terzo trasferimento!) la residenza già ieri, non appena sono arrivato, in quanto, per identità di ministero, devo sentirmi inserito in una comunità. Pur mandato dal Papa, per vocazione e per missione, devo confrontarmi concretamente con il Popolo che incontro e con il quale devo diventare coabitante, corresponsabile, ecc.

Ecco perché la semplicità e la schiettezza del rapporto di collaborazione che, penso, non debba mancare tra le istituzioni mi fa esprimere il mio grazie per il clima di accoglienza che ho percepito ovunque e che non do mai per scontato. In virtù di questa accoglienza, intravedo le basi della collaborazione pur rispettando sempre le responsabilità istituzionali in quanto a ciascuno di noi spetta un compito ben preciso.

A voi lascio solo un messaggio che è quello della speranza ricordando, come sto ripetendo spesso dopo il terremoto, che la speranza cammina con le gambe degli uomini. Non è un discorso futuribile, ma è qualcosa che si realizza in futuro se ognuno compie il proprio dovere ed esercita la propria responsabilità religiosa, civile, istituzionale e quant’altro per contribuire al bene comune. E da questo punto di vista credo che nessuno di noi possa lavarsi le mani facendo emergere le necessità, le urgenze che, poi, diventano programmazione, tenendo conto di quella che è la situazione concreta, della quale il Sindaco ha già ampiamente accennato. E’ fondamentale il contatto con il Popolo e ciò spiega il percorso fatto per arrivare fin qui che non è l’annuncio di un nuovo profeta ma è un voler mostrare l’intento di portare avanti ciò che di bene si è fatto sempre più e sempre meglio.

Condividevo poco fa una similitudine che mi ha accompagnato sin dalla mia prima esperienza episcopale, e sono ormai venti anni, e che mi è tornata alla mente proprio in questi giorni: la vita di una comunità ecclesiale è simile ad un treno che cammina, deve camminare, si ferma ad un certo punto ad una stazione dove c’è chi scende e c’è chi sale . . . colui che sale deve arrivare, pian piano, a diventare il conduttore per la propria competenza che è quella spirituale senza invadere altri campi.

E’ vero che come titolo, come incarico, tutto arriva da un giorno all’altro ma si realizza  con la prudenza del tempo, con la determinazione della speranza e con l’impegno legato al ruolo e soprattutto alla missione.

Il Vescovo ha la missione del Pastore, quindi, non è un Capo di governo, non è un amministratore, pur avendo responsabilità amministrative dei beni ecclesiastici, quindi la mia porta è sempre aperta per un dialogo, per un confronto, per una discussione, anche per una cena tra amici utile ad affrontare il problema e cercare insieme le modalità per servire e soddisfare le esigenze delle comunità locali.

Grazie anche a voi per l’accoglienza e per la testimonianza di coesione sociale ed andiamo avanti nel nome di Dio e della Costituzione.

Auguri a tutti.

+ Michele